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Coronavirus, l'auto quarantena di 3 cinesi a Minturno

https://www.facebook.com/stefanelligerardo/posts/2946574965428810

E’ questo l’ultimo aggiornamento, diffuso dal sindaco di Minturno Gerardo Stefanelli, sulla notizia che ha tenuto banco nella giornata di oggi, sabato 22 febbraio. Tre cittadini cinesi si sarebbero messi precauzionalmente in quarantena da soli, dopo il rientro in Italia e provenienti dalla Cina lo scorso 3 febbraio, passando per la Francia e arrivando a Minturno, dove risiedono tuttora.

Tra i primi a dare la notizia, il portale “Latina Tu” attraverso le proprie pagine web. Fonte della notizia una comunicazione del comandante della Polizia locale di Minturno Antonio Di Nardo, rilasciata al Commissariato di Polizia di Formia. Si tratta di moglie e marito, rispettivamente di 43 e 46 anni, entrambi nati in Cina e del figlio minorenne di 12 anni nato a Roma.

Avrebbero scelto in modo volontario la cosa, per evitare eventuali contagi. Non è fatto riferimento alla questione di salute dei tre che presumibilmente, avendo superato il periodo di quarantena stando bene, hanno ripreso il normale svolgimento della vita.

Il comandante della Polizia locale ha anche reso noto di aver informato il Ministero della Salute al numero 1500 non ricevendo indicazioni specifiche sul caso. Tra le comunicazioni anche il fatto che il sindaco di Minturno segue personalmente la vicenda in qualità di Autorità Sanitaria Locale.

Da segnalare il comportamento deplorevole della diffusione dei dati sensibili della famiglia coinvolta. Alcuni siti/blog e alcuni utenti Facebook hanno pubblicato il documento della Polizia di Stato che riportava i dati sensibili, come nome e cognome, residenza e numeri di carte di identità dei tre cinesi coinvolti.

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1 commento

  1. […] Già diversi mesi fa, in piena emergenza, avevamo segnalato la pericolosità degli audio WhatsApp, come avvenne per un noto supermercato di Scauri: un audio che non ha fatto altro che generare un procurato allarme. Come pure, avevamo segnalato l’inopportunità di diffondere informazioni o documenti personali che potevano generare una pericolosa ‘caccia all’untore’, come nel caso della famiglia cinese in autoquarantena. […]

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